Per anni “remarketing” ha significato inseguire chiunque con banner ovunque. Oggi il concetto è cambiato: si parla di ri-coinvolgimento basato sui tuoi dati (first-party), creato con Google tag/GA4 e usato in Google Ads come segmenti basati sui tuoi dati. L’obiettivo non è “mostrare di più”, ma mostrare meglio: messaggi utili a persone che hanno già dimostrato interesse, nel rispetto del consenso. Leggi la guida
Che cos’è il remarketing “moderno”
In Google Ads puoi creare segmenti (liste) di utenti che hanno visitato il sito o usato l’app e riutilizzarli su Display, YouTube, Search (RLSA) e altri canali. Questi segmenti si popolano tramite il Google tag (o GA4 collegato a Google Ads). Per cataloghi e feed prodotto esiste il dynamic remarketing, che mostra gli articoli visti o correlati. Come codificare i dati guida Google
“remarketing” ha voluto dire vedere lo stesso banner ovunque, fino alla noia. Oggi non funziona più così. Il remarketing esiste ancora, ma è cambiato pelle: serve a ri-contattare in modo utile le persone che hanno già mostrato interesse, partendo dai tuoi dati (chi ha visitato il sito, aggiunto al carrello, iniziato il checkout) e rispettando le scelte di consenso.
In altre parole: non “tormentiamo” l’utente; lo aiutiamo a decidere.
Cos’è (oggi) il remarketing
- Usi segmenti di persone che hanno già interagito con il tuo brand (sito/app, lista clienti).
- Li ritrovi su YouTube, Display e Search (annunci nei risultati Google quando l’utente cerca di nuovo).
- Se hai un catalogo, puoi mostrare in automatico i prodotti visti (dynamic remarketing).
- Tutto avviene attraverso il Google tag sul sito e, se vuoi lavorare meglio, collegando GA4 a Google Ads.
Idea chiave: “parlo a chi mi conosce già, con un messaggio pensato per il suo stadio del percorso”.
Cosa serve davvero (senza complicarsi la vita)
- Google tag sul sito (anche via Google Tag Manager). È il “ponte” che popola i segmenti.
- GA4 collegato a Google Ads (opzionale ma consigliato): crei audience come “Aggiunto al carrello, non acquistato (7 giorni)” e le rendi disponibili alle campagne.
- Consenso trasparente (banner cookie conforme): se l’utente non acconsente alla personalizzazione, non si fa remarketing. Semplice.
Non serve essere tecnici: chi gestisce il sito/analytics ti imposta tag e collegamenti; tu definisci chi vuoi raggiungere e cosa dire.
A chi parlare (e come)
Pensa a situazioni concrete, non a “tutti i visitatori”.
- Ha visto il prodotto ma è uscito → Mostra il prodotto con 1–2 motivi per scegliere te (spedizione, reso, assistenza).
- Ha aggiunto al carrello ma non ha pagato → Ricorda l’ordine in sospeso, chiarisci tempi/costi di consegna, niente pressione.
- Cliente che non compra da 3 mesi → Proposta di riacquisto o accessori utili (cross-sell) con tono di servizio, non da “saldo”.
Durata delle liste: meglio finestre brevi (7–30 giorni). Più passa il tempo, meno il messaggio è rilevante.
Come non esagerare (frequenza e creatività)
- Mostra pochi annunci, mirati. Metti un cap di frequenza: il tuo brand deve essere presente, non invadente.
- Creatività chiare. Titolo semplice, beneficio vero, prezzo/condizioni oneste. Se fai dynamic, usa immagini pulite e informazioni essenziali.
- Escludi chi ha già comprato. È un gesto di rispetto e ti fa risparmiare budget.
Dove funziona meglio
- Search (RLSA): quando chi ti conosce già cerca di nuovo, puoi personalizzare offerta e messaggio.
- YouTube/Display: ottimi per ricordare, ma con sequenze brevi e creatività leggere (niente “blocco pubblicitario”).
- Dynamic per cataloghi: retail, travel, corsi ecc. Mostri ciò che conta, senza dover riscrivere tutto ogni volta.
Piccola checklist per partire
- Google tag attivo su tutte le pagine importanti
- Audience pronte (es. “carrello senza acquisto 7 gg”, “view product 14 gg”)
- Esclusioni: chi ha già comprato / lead già contattati
- Frequenza limitata (niente bombardamento)
- Messaggi utili: rispondi a dubbi reali (prezzo, spedizione, reso, assistenza)
- Consenso: banner chiaro, scelte rispettate e tracciamento coerente
Errori da evitare
- Parlare a tutti allo stesso modo. Non è remarketing, è spray & pray.
- Finestre infinite (180–540 giorni) senza motivo. Spreco e messaggi fuori tempo.
- Ignorare il consenso. Oggi non è solo una questione legale: senza consenso perdi copertura e precisione.
- Niente esclusioni post-acquisto. Il cliente si infastidisce e il budget evapora.
Conclusione
Il remarketing non è “vecchio”, è maturato. Funziona quando rispetta le persone e porta valore: ricorda, chiarisce, rassicura. Con Google tag/GA4, segmenti ad alto intento e consenso gestito bene, ogni messaggio torna ad essere ciò che dovrebbe: una mano tesa verso chi era già vicino alla decisione.
Fonti (ufficiali e aggiornate)
- Guida Google Ads – Remarketing (Google tag, segmenti, dynamic remarketing, impostazioni) – supporto ufficiale: https://support.google.com/google-ads/answer/2476688?hl=it
- Guida Google Analytics 4 – Collegamento a Google Ads e audience
- Guida Google – Consent Mode (v2) e compatibilità con CMP in UE/SEE/UK/CH







